Borgo San Marco is situated south of Bari, towards Brindisi. It is enclosed by an enormous set of olive trees, which themselves are worth visiting. Borgo San Marco is a charming, authentic and culturally rich Masseria that faces the Adriatic Sea, which can be reached by following a snake shaped red gravel path. All around the masseria is a stone wall, that casts our thoughts to one of
Tommaso Fiore’s most famous texts: “.. How did these people dig and align all this stone. I believe that this must have frightened a population of giants. This is the stoniest Murgia; to remodel it to make balconies (…) it wouldn’t need anything less than the labour of a population of ants…”
White, bold, ancient, very ancient walls, that encounters history from the XII century when the architecture was born around a settlement of the Byzantine monks, a location for defence for Malta’s Knights in the fifteenth century, and a “masseria” from the eighteenth century as it is today.
Once you arrive, take a moment and stop in the courtyard and observe everything around you. You’ll see how the pastel colours of the Borgo, always bright and full of life, will narrate the love that the historical Amati family has been developing for this place since the XVIII century, from generation to generation.
La ripulitura della parete meridionale della chiesetta di masseria Borgo San Marco ha svelato le immagini affiancate di un santo vescovo barbato, dipinto col pastorale e col copricapo da prelato, e di una santa, presumibilmente orientale, con un diadema aureo sulla fronte e avvolta da un corposo panneggio che, a partire dal capo, scende a intrecciarsi sotto il collo.
Stilemi iconografici che sembrerebbero rimandare al XII-XIII secolo; anzi, una stessa équipe di abilissimi pittori – se non proprio una stessa mano – potrebbe aver dipinto sia il catino absidale, col ben noto trittico del Salvatore fra i Santi Medici, sia i volti nimbati dei due santi recuperati dai restauratori.
Intorno alle figure si intravedono i resti di antiche diciture, nelle quali è celata l’identità della coppia: si riescono a scorgere delle lettere che corrispondono a un NO e a una PE.
Per cui, è stata avanzata un’ipotesi di lettura che identificherebbe le figure con San Norberto e Santa Pelagia: l’uno sarebbe una personalità di origine prettamente centro e nord-europea, l’altra, un personaggio di netta provenienza mediorientale, parimenti non troppo attestata nell’iconografia sacra delle Puglie medievali.
Se è così, ancora una volta un santuario fasanese ha saputo accogliere e fondere, nel Medioevo, i segni di una cristianità rispettivamente occidentale e orientale, le tracce della volontà di nutrire la fede cristiana in un solo credo, in un unico tempio: come, del resto, è evidente, sempre in agro di Fasano, nella cripta di San Lorenzo, laddove San Basilio e San Benedetto, padri del monachesimo d’Oriente e d’Occidente, vengono ritratti fianco a fianco, in un santuario che annovera, fra l’altro, l’effigie di San Nicola di Myra, il classico riunificatore del cristianesimo latino e greco, e cioè del mondo cattolico e ortodosso.
Sempre nella chiesa rupestre della masseria San Marco si legge la scritta in greco di STEFANOS, allusiva chiaramente al culto di Santo Stefano.
Culto alimentato dalla vicinanza della celebre e omonima abbazia in Puglia, vicino al mare, a sud di Monopoli.
Nella cripta di San Marco è riemerso il resto dell’affresco “stefaniano”, collocato alla sinistra del (presunto) San Norberto: il protomartire cristiano vi appare in ginocchio, mentre viene lapidato da un nugolo di persone che, nella parte alta della rappresentazione, levano le braccia per scagliargli addosso dei sassi.
L’immagine di Santo Stefano – peraltro richiamata espressamente dall’epigrafe – risulta abbastanza ben leggibile, e appare del tutto affine a un’altra rappresentazione del martirio, che alcuni artisti medievali dovettero affrescare a breve distanza, in territorio monopolitano, presso la cripta di Santa Cecilia.
Un’ulteriore lapidazione di Santo Stefano è poi presente, in Puglia, nella chiesetta rupestre di Sant’Angelo a Casalrotto.
In ogni caso, l’effigie del protomartire lapidato a morte, normalmente inserita nelle illustrazioni degli Atti degli Apostoli, deriva da modelli frequenti nei codici miniati d’origine bizantina, successivamente diffusi nell’iconografia occidentale.
Nella chiesa rupestre di masseria Borgo San Marco a Fasano la figura di STEFANOS si salda idealmente con quella dei due celebrati taumaturghi Cosma e Damiano (che abbiamo visto dipinti nell’abside, ai lati del Cristo benedicente).
Anche Santo Stefano, al pari dei Santi Medici, possiede una reputazione di guaritore.
Masseria Borgo San Marco.
Puglia, Fasano – Brindisi – Salento.